lunedì 10 novembre 2014

Shortbus - Dove tutto è permesso

Il film in una frase:
“E’ la prima volta che qualcuno ti canta l’inno nazionale nel culo?”    “No”.


-Regia: John Cameron Mitchell 
-Anno: 2006

-Durata: 102 minuti
-CastPaul Dawson, PJ DeBoy, Jay Brannan, Catherine Keener, Sook-Yin Lee, Justin Bond, Lindsay Beamish, Raphael Barker, Peter Stickles, Adam Hardman, Justin Hagan.

-Recensione:
A New York, una città ossessionata dal terrorismo, si incrociano le vicende di un gruppo di persone che hanno ancora voglia di divertirsi. Ci sono tre orgasmi all'inizio di questo film, e una lunghissima panoramica su una New York computerizzata a tinte pastello, che cerca di toccare il cielo con palazzi simili a grandi scatole. Dentro queste scatole ci sono delle persone e dentro ognuna di queste persone c'è un piccolo problema, un grande problema. Ci sono Severin e la sua frusta da dominatrice, lei che urla dietro al prossimo figlio di papà alla ricerca di emozioni forti, lei che non riesce ad avere un legame stabile se non con sé stessa.
C'è Sofia e il suo orgasmo, che lei non conosce nonostante il matrimonio e nonostante sia una terapista del sesso. Ci sono Jamie e James, il loro amore e la depressione, c'è poi Ceth e un ragazzo che li spia dalla finestra. C'è poi lo Shortbus, un locale notturno fuori dalla legge e anticonvenzionale, dove tra cibo, alcool, politica, arte, cinema e sesso libero tutti cercano di riconciliarsi con i piaceri della vita e di dare finalmente spazio ai movimenti del cuore.
Tanto sesso, tanta sensualità, tanto erotismo, a volte goffo, a volte coinvolgente, ma sempre e comunque sincero. Ma questa non è altro che la facciata con cui il controverso regista John C. Mitchell ("Hedwig - La diva con qualcosa in più") cerca di dare la sua personale e delicata visione dell'amore e della piccolissima fetta d'umanità che popola il suo film.
Perché dietro a "Shortbus" c'è un mondo di personaggi infelici e malinconici, sempre però con almeno due certezze: l'esistenza del proprio corpo e la sicurezza (anche se non sempre la coscienza) di avere sempre una persona al proprio fianco pronta ad aiutarci.
La facciata del film e la sua vera essenza però, vivono in un unico corpo stilistico e concettuale, dove attraverso la completa osservazione voyeuristica dei corpi, riusciamo a percepire ogni fremito della carne, ogni movimento interiore, come se il nostro corpo rispecchiasse sempre e comunque un nostro bisogno interiore ed interiorizzato.
Non un film dominato dalle pulsioni, ma una pellicola che sa andare oltre alla pura visione, scavando nel profondo dei suoi personaggi e nella società americana.

Felicemente erotico e decisamente esplicito (in Italia la visione è vietata ai minori di 18 anni), libero da qualsiasi senso di colpa, lo Shortbus riunisce tutti i diversi, i/le freak del sesso: dall’incontro/scontro con questa diversità, Sofia, convinta sostenitrice della propria impossibilità di godere, quasi a simboleggiare, di nuovo, la città che fa da sfondo al film, dovrà mettere al vaglio tutti i suoi valori e le sue convinzioni.
Ma anche questa diversità, a tratti forzata, simboleggiata in particolare da Severin, e a tratti dalla coppia J&J, verrà messa in discussione, nel senso più umano del termine, e il messaggio, commovente, che passa, è che l’unica società possibile, per cui vale la pena mettersi completamente in gioco, è una società di persone vere e umane.

Buona la scelta della colonna sonora così come pure il buon lavoro fatto con il cast che, alle prese con sequenze e situazioni così estreme, ci fa dimenticare dell'artificiosità cinematografica facendo uscire dalle loro interpretazioni una normali nei comportamenti decisamente disarmante.

E' uno di quei film che a ogni visione aumenta il patrimonio già ampio delle sue valenze intrepretative.
In conclusione, uno dei miglior film degli ultimi dieci anni.

 -Links utili:
-Trailer del Film:


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